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Sappiamo che nella massa degli uomini vi è grande bisogno di un’autorità da ammirare, a cui inchinarsi, da cui essere dominati, fors’anche maltrattati. Dalla psicologia dell’individuo abbiamo appreso donde provenga questo bisogno della massa. E’ la nostalgia del padre insita in ognuno dall’infanzia, dello stesso padre che l’eroe della leggenda si vanta di aver vinto. E ora cominciamo a vederci chiaro: tutte le qualità di cui dotiamo il grande uomo sono caratteristiche paterne, e in questa concordanza consiste l’essenza del grande uomo da noi vanamente cercata. La risolutezza dei pensieri, la forza di volontà, l’impeto dell’azione appartengono all’immagine paterna, ma più di tutto vi appartengono l’autonomia e l’indipendenza del grande uomo, la sua divina noncuranza che può crescere fino alla mancanza di qualsiasi riguardo. Lo si deve ammirare, è consentita la fiducia in lui, ma non si può fare a meno anche di temerlo.

(Sigmund Freud)

“Proprio così, non si sa dove si va a finire,” continuava a brontolare il grassone. “Io dico che è il paese che va in rovina, sussidi o no.” Il predicatore disse: “Io ho girato molto. Dappertutto è la stessa storia. Non si sente altro: dove si va, dove si va? Ma perché voler sapere dove, dico io. L’essenziale è di andare. Di muoversi. Read more

Pure questa è cos’e niente, è vero?
Eh… E’ sempre cos’e niente.
Tutte le situazioni così le abbiamo risolte: è cos’e niente… è cos’e niente…
Non teniamo che mangiare: è cos’e niente.
Ci manca il necessario: è cos’e niente.
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È perché siamo intrappolati nella nostra cultura, nel fatto che siamo esseri umani su questo pianeta con i cervelli che abbiamo, e due braccia e due gambe come tutti. Siamo così intrappolati che qualsiasi via d’uscita riusciamo a immaginare è solo un’altra parte della trappola. Qualsiasi cosa vogliamo, siamo ammaestrati a volerla.

(Chuck Palahniuk, “Invisibile Monsters”, 1999) 

La verità è che sono un pessimo soggetto, ma cambierà. Io cambierò! Metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto. Scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora. Diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cavolo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico. Buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, faidate, telequiz, schifezze nella pancia, figli a spasso nel parco, orario di ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, natali in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirete.

(Danny Boyle, “Trainspotting”, 1996) 

Si tende a ripetere il successo precedente. Cioè si pensa che il pubblico sia uno scimmione che voglia sempre le stesse noccioline.

(Ennio Flaiano, “Appunti”, 1970) 

Nelle ultime due settimane i consensi al governo e al suo capo sono passati dal 48 a quasi il 54%. (…) Bisogna dedurne che è stata proprio questa politica balneare con le sue scene da telenovela minuziosamente descritte in tutti i loro particolari e diffuse in tutta Italia (e speriamo solo in Italia) da televisioni pubbliche e private in gara di zelo, a provocare questa impennata di popolarità. Read more

So che non posso in nessun modo convincerti che questo non è uno dei loro trucchi, ma non mi interessa.
Io sono io.
Mi chiamo Valerie. Non credo che vivrò ancora a lungo e volevo raccontare a qualcuno la mia vita. Questa è l’unica autobiografia che scriverò e… Dio… mi tocca scriverla sulla carta igienica.
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Un uomo spodestato, una famiglia sul lastrico, un catenaccio rugginoso che scricchiola sullo stradone che conduce all’Occidente. Io ho perso il mio pezzo di terra; me l’ha preso la trattrice. Sono rovinato, solo, esterrefatto. E la notte la famiglia s’attenda sulla proda del fosso; e un’altra famiglia arriva e rizza la tenda.
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Vedo chiaramente nell’eguaglianza due tendenze: una che porta lo spirito dell’uomo verso pensamenti nuovi, l’altra che vorrebbe ridurlo a non pensare più. E mi accorgo come, con il prevalere di certi leggi, la democrazia potrebbe soffocare la libertà intellettuale che l’assetto sociale democratico favorisce, in modo tale che, dopo essersi liberato di tutte le pastoie che gli venivano una volte imposte da certe classi o da certi uomini, lo spirito umano finirebbe col vincolarsi strettamente alle volontà generali del numero.

Se, al posto di tutte le diverse forze che impedivano o ritardavano troppo lo slancio della ragione individuale, i popoli democratici mettessero il potere assoluto di una maggioranza, il male non avrebbe fatto altro che cambiare carattere. Gli uomini non avrebbero affatto trovato il mezzo di vivere indipendenti; avrebbero solo scoperto, cosa difficile, una nuova forma di servitù. C’è qui, e mai lo si ripeterebbe abbastanza, di che far riflettere profondamente coloro che vedono nella libertà dell’intelligenza una cosa santa e non odiano soltanto il despota, ma il dispotismo. Quanto a me, allorché sento la mano del potere che mi preme sul collo, poco m’importa di sapere chi è che mi opprime; e non sono maggiormente disposto a chinare la testa sotto il giogo, per il solo fatto che mi viene presentato da un milione di braccia.

(Alexis De Tocqueville, “La Democrazia in America”, 1835)