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Quinto Potere

Non serve dirvi che le cose vanno male. Tutti quanti sanno che le cose vanno male. Abbiamo una crisi, molti non hanno un lavoro e chi ce l’ha vive con la paura di perderlo. Il potere di acquisto del dollaro è zero. Le banche stanno fallendo. I negozianti tengono il fucile nascosto sotto al bancone. I teppisti scorrazzano per le strade. E non c’è nessuno che sappia cosa fare e non se ne vede la fine. Sappiamo che ormai l’aria è irrespirabile e che il nostro cibo è immangiabile. Stiamo seduti a guardare la tv mentre il nostro cronista locale ci dice che oggi ci sono stati quindici omicidi e sessantatre reati di violenza come se tutto questo fosse normale. Sappiamo che le cose vanno male, più che male, è la follia. E’ come se tutto dovunque fosse impazzito, così che noi non ne usciamo più. Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo. E diciamo soltanto: “Almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti: lasciatemi il mio tostapane, la mia tv, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente, lasciatemi tranquillo”… Beh, io non vi lascerò tranquilli, io voglio che vi incazziate: non voglio che protestiate, non voglio che vi ribelliate, non voglio che scriviate al vostro senatore perché non saprei cosa dirvi di scrivere; io non so cosa fare per combattere la crisi e l’inflazione e i russi e la violenza per le strade, io so soltanto che prima dovete incazzarvi, dovete dire: “Io sono un essere umano porca puttana! e la mia vita ha un valore!’. Quindi io voglio che vi alziate ora. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie. Voglio che voi vi alziate proprio adesso e andiate alla finestra, che la apriate, mettiate la vostra testa fuori e urlate: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!!!”.

(Sidney Lumet, “Quinto Potere”, 1976)