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12Feb2012
Tutti gli esseri umani riconoscono il diritto alla rivoluzione; vale a dire, il diritto di rifiutare obbedienza e di resistere al governo quando la sua tirannia o la sua inefficienza sono grandi e intollerabili. Ma quasi tutti dicono che attualmente non ci troviamo in questa situazione. Invece, pensano che questo fosse il caso durante la Rivoluzione Americana del 1775. Se uno venisse a dirmi che quello era un cattivo governo perché tassava certi beni di provenienza straniera che giungevano ai suoi porti, molto probabilmente non ne farei un problema perché sono in grado di fare a meno di tali beni. Tutte le macchine governative presentano attriti; ed è possibile che si produca una quantità sufficiente di effetti positivi da controbilanciare quelli negativi. In ogni caso, è un grande errore agitarsi a causa di ciò. Ma quando l’attrito giunge ad avere strumenti suoi propri, e l’oppressione e il ladrocinio sono organizzati, io sostengo che dobbiamo gettare via quella macchina immediatamente. In altre parole, quando un sesto della popolazione della nazione che si è impegnata ad essere il rifugio della libertà è composta da schiavi, e un intero paese è ingiustamente invaso e conquistato da un esercito straniero, e soggetto a legge marziale, io penso che non è troppo presto per le persone oneste ribellarsi e fare la rivoluzione. Ciò che rende questo dovere ancora più urgente è il fatto che il paese invaso non è il nostro, ma nostro è l’esercito invasore.
(Henry David Thoreau, “Sul dovere della Disobbedienza Civile”, 1848)