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Chi entra in Tribunale, portando nel suo fascicolo, in luogo di buone e oneste ragioni, secrete inframmettenze, occulte sollecitazioni, sospetti sulla corruttibilità dei giudici e speranze sulla loro parzialità, non si meravigli se, invece che nel severo tempio della giustizia, si accorgerà di trovarsi in un allucinante baraccone da fiera, in cui da ogni parete uno specchio gli restituirà, moltiplicati e deformati, i suoi intrighi.

(Piero Calamandrei, “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”, 1935)