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06Feb2012
Vedo chiaramente nell’eguaglianza due tendenze: una che porta lo spirito dell’uomo verso pensamenti nuovi, l’altra che vorrebbe ridurlo a non pensare più. E mi accorgo come, con il prevalere di certi leggi, la democrazia potrebbe soffocare la libertà intellettuale che l’assetto sociale democratico favorisce, in modo tale che, dopo essersi liberato di tutte le pastoie che gli venivano una volte imposte da certe classi o da certi uomini, lo spirito umano finirebbe col vincolarsi strettamente alle volontà generali del numero.
Se, al posto di tutte le diverse forze che impedivano o ritardavano troppo lo slancio della ragione individuale, i popoli democratici mettessero il potere assoluto di una maggioranza, il male non avrebbe fatto altro che cambiare carattere. Gli uomini non avrebbero affatto trovato il mezzo di vivere indipendenti; avrebbero solo scoperto, cosa difficile, una nuova forma di servitù. C’è qui, e mai lo si ripeterebbe abbastanza, di che far riflettere profondamente coloro che vedono nella libertà dell’intelligenza una cosa santa e non odiano soltanto il despota, ma il dispotismo. Quanto a me, allorché sento la mano del potere che mi preme sul collo, poco m’importa di sapere chi è che mi opprime; e non sono maggiormente disposto a chinare la testa sotto il giogo, per il solo fatto che mi viene presentato da un milione di braccia.
(Alexis De Tocqueville, “La Democrazia in America”, 1835)