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06Feb2012
Una gran parte di essi ne veggono estrarre per forza dai loro tugurj per portar l’armi; e non già per la patria, ma pel loro e suo maggior nemico, e contro a se stessi: veggono costoro il popolo delle città, l’una metà mendico, ricchissimo l’altra, e tutto egualmente scostumato; veggono inoltre, la giustizia venduta, la virtù dispregiata, i delatori onorati, la povertà ascritta a delitto, le cariche e gli onori rapiti dal vizio sfacciato, la verità severamente proscritta, gli averi la vita l’onore di tutti nella mano di un solo; e veggono essere incapacissimo di tutto quel solo, e lasciare egli poi il diritto di arbitrariamente disporne ad altri pochi, non meno incapaci, e più tristi: tutto ciò veggono palpabilmente ogni giorno quei pochi enti pensanti, che la tirannide non ha potuti impedire; e in ciò vedere, sommessamente sospirando, si tacciono. Ma, perché si tacciono? per sola paura. Nella tirannide, è delitto il dire, non meno che il fare. Da questa feroce massima dovrebbe almeno risultarne, che in vece di parlare, si operasse; ma (pur troppo!) né l’uno né l’altro si ardisce. Se dunque a tal segno avviliti sono i migliori, quali saranno in un tal governo poi gli altri?
(Vittorio Alfieri, “Della tirannide”, 1777)